Vittime e combattenti. Ecco le “Moms” di Yeong-shin Ma

Il fumettista sudcoreano Yeong-shin Ma ha vissuto a casa dei suoi genitori per trent’anni prima di potersi permettere una sistemazione indipendente. Non aveva un gran rapporto con sua madre e come molti giovani adulti nella sua situazione, si sentiva assillato dalle sue infinite richieste. Una volta trasferito, però, si è rapidamente reso conto dei sacrifici e del lavoro di cura che lei svolgeva per mandare avanti la casa. Nel tentativo di sdebitarsi e intuendo di avere ancora molto da imparare da lei, le ha comprato un costoso taccuino chiedendole di riempirlo con tutto quello doveva sapere sulla sua vita, senza risparmiarsi dettagli dolorosi e crudi. Quello che la madre gli ha restituito meno di un mese dopo è diventato la base per Moms, il suo primo fumetto tradotto in lingua inglese.

Pubblicato da Drawn&Quarterly nel 2020 e ancora inedito in Italia, Moms è un fumetto audace e travolgente incentrato sulla storia di un gruppo di donne di mezza età, frustrate dalla mediocrità dei loro compagni e dei loro stipendi. Donne della classe operaia, capitanate dalla divorziata Lee Soyeon (personaggio modellato sulla madre dell’autore), che si fanno strada a colpi di ariete tra pervertiti o truffatori che le usano per sesso o denaro e si rifiutano di usare mezzi termini per amore della cortesia.

Nonostante la sessualità delle cinquantenni venga per lo più ignorata dalla narrazione mainstream, Moms non lesina sui dettagli della vita romantica di Soyeon e delle sue amiche. Yeong-shin Ma sfida le norme della tradizionale narrativa familiare coreana, che vorrebbe relegare le donne di una certa età nei ruoli di madri affettuose e senza nome, per raccontare con onestà la storia di coloro che desiderano qualcosa di più di ciò che le loro vite possono offrire. Donne che come chiunque altro cercano l’amore e la felicità, e si aggrappano alle loro speranze e ai loro sogni per ottenerli.

Leggi tutto

The Death of The Master. Una tragicommedia di Patrick Kyle

Pubblicato nell’ormai lontano 2019, The Death of The Master è l’ultimo libro che l’artista canadese Patrick Kyle ha prodotto sotto l’egida della sua storica casa editrice Koyama Press, prima che questa chiudesse ufficialmente i battenti. Si tratta di un piccolo gioiello di teatro dell’assurdo applicato al fumetto: una parodia dei totalitarismi e dell’alienazione della società contemporanea incentrata sulle disparate reazioni di una comunità alla notizia della morte del suo amato, supremo, leader.

“Hey, voi due!! Avete sentito? Il Maestro è morto!!” Quando inizia a circolare la voce della scomparsa del guru, la città si ferma. Affrontare il lutto, per così dire, e improvvisare una reazione degna di questo nome non è semplice, se si è stati indottrinati alla cieca obbedienza e al credere, fino a poco prima, che esistesse una cosa chiamata “vita eterna”.

Chi viveva alla corte del Maestro, chi lavorava alla sua fabbrica, chi aveva avuto solo sporadici contatti con lui: tutti i personaggi sono sospesi nel tempo ed incapaci di procedere senza la loro guida. Alcuni addirittura non riescono a sopportare “un pensiero in più” rispetto a quelli che devono già reggere nel quotidiano, e per questo la loro testa esplode (letteralmente) al sopraggiungere della consapevolezza. È il caos. Serpeggia persino il dubbio sulla veridicità della notizia. Come può essere morto il Maestro, dato il suo potere, la sua infallibilità? Non aiuta il fatto che a palazzo si parli dei preparativi per organizzare e contemporaneamente insabbiare il funerale.

Leggi tutto

Woman World. Vivere in un mondo senza maschi

In letteratura, immaginare di vivere in un mondo senza maschi non è un esercizio recente. Negli anni Settanta le riviste pulp proliferavano di storie fantascientifiche sull’estinzione di massa e questo aveva dato alle autrici – ad esempio Alice Sheldon di Houston, Houston ci sentite?la possibilità di scriverne senza provocare l’ira dei loro lettori. Dopotutto questi mondi mono-genere erano congetture astratte, esercizi poetici interplanetari – di certo non rimproveri o rivedicazioni terrene come quelle di (gasp!) Valerie Solanas.

Nemmeno tra i fumetti si tratta di una novità – viene in mente subito Y, l’ultimo uomo sulla terra (2002) di Brian K. Vaughan e Pia Guerra – eppure questo tema periodicamente viene rispolverato. L’ultima a farlo in questo senso è stata l’animatrice indo-canadese Aminder Dhaliwal. Nota per il suo spiccato senso dell’umorismo e un vivace stile di disegno, ha ripreso questo “What if” e ci ha costruito sopra un webcomic, che Drawn & Quarterly ha raccolto nel volume Woman World nel 2018. Nella sua storia, la causa dell’estinzione del genere maschile è una malattia genetica che nessuno è in grado di curare. Accanto ai devastanti effetti del cambiamento climatico, questo fenomeno contribuisce al declino della società così come la conosciamo e all’ascesa di un mondo popolato solo da donne.

Il risultato è un fumetto sorprendentemente in equilibrio tra ilarità e gravitas, incentrato sulla vita di una colonia di sopravvissute, concentrate a capire come muoversi in questa nuova versione del mondo piuttosto che a cercare di conquistare qualcosa o combattere per le risorse. “I wanted a slice-of-life approach to a big scary idea”, ha dichiarato in proposito l’autrice, residente a Los Angeles, intervistata da Hollywood Reporter.

La prima cosa che salta all’occhio è la varietà di soggetti che popolano la colonia. Si tratta di donne con età, identità, corpi, gusti sessuali e abilità diverse. C’è un medico senza seno, una ragazza con una gamba protesica; una sindaca nudista, una nonna trans. Pochissime ricordano un’epoca in cui esistevano gli uomini e, dal momento che si sono estinti da tempo, pochissime ricordano un mondo dominato da loro. Ne consegue che molte di loro non danno peso all’assenza dei maschi, mentre altre trovano il fatto particolarmente curioso e decidono di indagarci sopra. Per esempio la giovane Emiko, che è felicissima di trovare tra le rovine della città un’antica copia in DVD de Il Poliziotto al supermercato (nell’originale: Paul Blart: Mall Cop). Lo considera una reliquia, la rappresentazione di ciò che poteva essere stato il genere maschile… una baffuta guardia giurata da centro commerciale.

Leggi tutto

La verità e come l’ha raccontata Tommi Parrish

Gli incontri casuali possono essere divertenti come dolorosi. Possono essere molte cose, l’importante è capire se e cosa ci lasciano dentro e che utilizzo possiamo fare di questo distillato. Al centro de La bugia e come l’abbiamo raccontata di Tommi Parrish (pubblicato da Diabolo Edizioni lo scorso dicembre) c’è l’incontro casuale di due persone che ai tempi della scuola erano molto unite e si incontrano in città, a molti anni di distanza: Cleary, una musicista che in vista del prossimo tour lavora come cassiera al supermercato e Tim, uomo prossimo al matrimonio e profondamente diviso rispetto alla propria sessualità.

Inevitabilmente il ritrovo dei due fa riemergere storie del passato e la loro conversazione si sviluppa tra domande imbarazzanti, disagio e momenti di breve umorismo. Passano una giornata assieme, bevendo, passeggiando, fumando e poi si salutano. È una trama di grande semplicità, quasi priva di azione, giocata interamente sul dialogo e il silenzio. “I feel like my writing is entirely dialogue” ha detto in proposito Tommi Parrish, durante la scorsa edizione di BilBolBul, in una bella intervista con Martina Testa che si può vedere su YouTube. La sensazione che si prova, leggendo questo fumetto, è curiosamente simile a quella che deriva dall’intercettare casualmente una conversazione tra persone sedute vicino di noi al bar, o in coda alla posta. Carpiamo qualcosa delle loro vite, stralci. Ma i loro sentimenti ci appaiono chiarissimi.

Nel tempo che passano assieme discutono di molte cose, ma non sembrano essere in grado di comunicare cosa hanno davvero in testa. Iniziano a vedere come le loro vite sono cambiate, come sono diventati uno estraneo all’altra. Cleary è cresciuta e parlando dei suoi rimpianti sentimentali mostra di aver accettato la propria bisessualità, mentre Tim è nel pieno di un pasticcio emotivo, non sa cosa fare della sua vita e ha bisogno di sminuire tutto ciò che gli sta capitando. Cleary vuole davvero sfruttare il tempo a disposizione per connettere con l’amico, ma lui sembra non dare importanza all’incontro allo stesso modo, e risponde con superficialità a ogni scambio; un ragazzino nei panni di un uomo.

Leggi tutto

Hot Comb. Costruire la propria identità iniziando dai capelli

Avere il controllo sui propri capelli e amarli è un atto rivoluzionario che fa parte dell’esperienza culturale delle donne afrodiscendenti, costrette per molto tempo da oppressione sociale, abusi e discriminazione razziale a nasconderli. È un modo per reclamare il proprio valore.

Hot Comb, il primo libro a fumetti dell’antropologa ed educatrice afroamericana Ebony Flowers, è una raccolta di storie brevi che riflette proprio sul rapporto che bambine, ragazze e donne nere hanno con i loro capelli, descrivendone i rispettivi “hair journey”. Uscita nel 2019 per Drawn&Quarterly, questa antologia a metà tra memoir e critica sociale esplora un ampio spettro di emozioni – amicizia, amore, gioia, ansia, lutto, nostalgia – celebrando la cultura nera e facendo anche i conti con la quotidianità razzista e misogina perpetrata dagli ignoranti.

“I capelli sono un aspetto importante della nostra vita”, ha spiegato al Chicago Tribune l’autrice. I capelli sono passare del tempo insieme, sono espressione e intimità, sono terapia. I capelli sono sopravvivenza, sono una storia condivisa e personale.

Leggi tutto

Creation. Sylvia Nickerson e il tempo stratificato della città, dei corpi, delle relazioni

Il legame tra gentrificazione e comunità artistica è uno dei grandi temi al centro di un dibattito sulle trasformazioni sociali in atto da ormai quindici anni. I profeti dello sviluppo urbano vedevano nella migrazione dei giovani creativi verso le grandi città una possibilità di miglioramento economico e sociale, ma ciò che più verosimilmente si è verificato è stato un divario tra centri e periferie e un conseguente sbilanciamento del costo della vita a danno dei più poveri.

Chi voleva speculare su questo esodo lo ha fatto, così i palazzi sono diventati investimenti, gli affitti sono aumentati e le case hanno iniziato ad essere lasciate vuote da chi non poteva più permettersele. Cambiando il volto del quartiere, da popolare a borghese, si è cambiato anche il suo tessuto sociale e l’inasprimento delle differenze di classe è diventato così un effetto collaterale del “progresso”.

Nel suo memoir, Creation (Drawn & Quarterly, 2019; ancora inedito in Italia) Sylvia Nickerson utilizza il fumetto come strumento per fare autocritica e parlare di responsabilità (gli artisti hanno colpe, certo, ma non sono che un pezzo del puzzle) ed esplorando i legami tra biografia e narrativa, arriva a toccare aspetti duri dell’esperienza umana come povertà, depressione post-partum, crimine e violenza.

La stessa Sylvia Nickerson è stata per sua ammissione una gentificatrice, una ragazza della classe media arrivata in città per fare l’artista, con uno studio condiviso posizionato in un quartiere considerato malfamato che in breve si è trasformato in una piccola Broadway.

Leggi tutto

When I Arrived at the Castle. L’erotismo splatter di Emily Carroll

Emily Carroll è considerata una voce di spicco (per molti, la regina) dell’horror a fumetti da quando il suo webcomic His Face All Red è diventato virale durante il giorno di Halloween del 2010. I suoi racconti sono letture scioccanti che il suo talento di disegnatrice rende però incredibilmente eleganti e piacevoli da guardare. Anno dopo anno, non hanno mai tradito le aspettative del suo pubblico appassionato di narrativa gotica, folklore europeo e sovrannaturale.

Personalmente non mi sono mai considerata fan di questo genere di fumetti, ma ho subito in pieno il fascino del lavoro di Carroll, complice soprattutto la lettura del suo ultimo libro. Uscito per Koyama Press nella primavera del 2019, When I Arrived at the Castle riprende gli stilemi tipici delle storie di vampiri e li attualizza in un elaborato thriller gotico-erotico che preme forte sull’acceleratore del surreale. Il racconto/novella (dura meno di 80 pagine) mette in luce tutte le sue abilità di narratrice e disegnatrice di macabri mondi e conflitti interiori.

Leggi tutto

Susceptible. Il lessico famigliare di Geneviève Castrée

Susceptible è il fumetto con cui l’artista canadese Geneviève Castrée ha raccontato la vera storia della sua infanzia, dalla nascita fino all’agognato giorno in cui ha lasciato la casa di sua madre, a 18 anni. È un volume di qualche anno fa, 2012. Prima di allora Castrée aveva pubblicato alcuni libri di fiction (l’esordio da giovanissima, proprio a 18 anni, con Lait Frappè che ha ricordato anche Nicoz Balboa qualche mese fa su Fumettologica), ma mai autobiografie.

“Ne avevo bisogno”, dirà in numerose interviste, citando alcuni episodi depressivi particolarmente pesanti da cui potè riprendersi proprio grazie all’arte e alla creatività che non l’hanno mai abbandonata. “Pensavo: Al diavolo. Mi libererò di questa storia una volta per tutti e passerò oltre. Mi ha fatto bene”.

Cronaca malinconica di una famiglia disfunzionale, Susceptible ottenne un grosso plauso dalla critica, venne nominato per i Cartoonist Studio Prize e fu pubblicato anche in Francia e Germania. Quello che era piaciuto del libro era soprattutto l’onestà del racconto (affidato al personaggio della giovane Goglu, alter ego dell’autrice) e la grazia con cui aveva saputo riportare sulla pagina la combinazione di immaturità e infelicità che costituiva il dna della sua famiglia.

Leggi tutto

Boundless. Il talento senza limiti di Jillian Tamaki

Non si sa bene come, ma una delle poche testate cartacee che quest’estate si è occupata dell’uscita italiana di Boundless, la prima raccolta di storie brevi a fumetti di Jillian Tamaki, è stata Cronaca Vera. Sì, proprio il settimanale di costume e cronaca nera diventato un culto tra gli amanti del trash editoriale italiano. Francamente non pensavo nemmeno dedicasse spazio ai libri, nel delirio delle sue rubriche.

Per il resto, l’esistenza di Senza limiti (questo il titolo scelto dalla casa editrice Coconino Press per il volume, inserito nella collana Warp) è passata un po’ in sordina. Il che è, come dire, un peccato. Il nome dell’autrice canadese non è nuovo al pubblico italiano, che porta ancora addosso come postumi di una sbornia amorosa i ricordi delle letture di Skim e E la chiamano estate, i sofisticati coming-of-age che aveva realizzato a quattro mani con sua cugina, la scrittrice Mariko Tamaki.

Forse giugno non era il giusto in cui farlo uscire, chissà. O forse il formato scelto per quest’edizione non è piaciuto (un po’ più grande dell’originale, che certe storie paiono galleggiare nella pagina). In ogni caso meglio fare un po’ da megafono perché questa è la prima prova di Tamaki come autrice unica che ci passa per mano. Boundless è un fumetto personale, imprevedibile e stupefacente che riesce a gettare un ponte tra mainstream e sperimentazione in modo estremamente naturale.

Leggi tutto

Young Frances. Il lavoro rende libere?

Hartley Lin si è sempre mosso sotto i radar. Quando frequentava l’Università, pubblicava fumetti sul giornale studentesco utilizzando uno pseudonimo. Dopo la laurea, dallo pseudonimo è passato a firmare le sue autoproduzioni con un anagramma – Ethan Rilly – che è rimasto in uso per circa dieci anni, mentre attorno a lui si formava intanto una solida e leale fanbase di lettori.
Immagino sia con una certa soddisfazione che ora guardi il suo vero nome svettare sulla copertina di Young Frances, graphic novel uscita a novembre 2018 per AdHouse, finita praticamente in ogni “must-read list” e vincitrice del Doug Wright Award di quest’anno come Miglior libro.

Young Frances è un fumetto che ha raccolto moltissimi consensi perché racconta con intelligenza e precisione le ansie lavorative dei millennial. Si tratta di un ritratto generazionale estremamente realistico, dove il lavoro contemporaneo è descritto per quello che è, cioè un sistema basato su stress, precarietà, “doppi standard” e competizione, dove la felicità dei lavoratori è ridotta a qualcosa di accessorio, sacrificabile.

Al centro della storia c’è la vita di una ragazza di vent’anni, che sta svolgendo il periodo di praticantato come assistente legale presso un rinomato studio di avvocati di Toronto, e nutre dei dubbi rispetto al proprio futuro professionale.

Leggi tutto