La verità e come l’ha raccontata Tommi Parrish

Gli incontri casuali possono essere divertenti come dolorosi. Possono essere molte cose, l’importante è capire se e cosa ci lasciano dentro e che utilizzo possiamo fare di questo distillato. Al centro de La bugia e come l’abbiamo raccontata di Tommi Parrish (pubblicato da Diabolo Edizioni lo scorso dicembre) c’è l’incontro casuale di due persone che ai tempi della scuola erano molto unite e si incontrano in città, a molti anni di distanza: Cleary, una musicista che in vista del prossimo tour lavora come cassiera al supermercato e Tim, uomo prossimo al matrimonio e profondamente diviso rispetto alla propria sessualità.

Inevitabilmente il ritrovo dei due fa riemergere storie del passato e la loro conversazione si sviluppa tra domande imbarazzanti, disagio e momenti di breve umorismo. Passano una giornata assieme, bevendo, passeggiando, fumando e poi si salutano. È una trama di grande semplicità, quasi priva di azione, giocata interamente sul dialogo e il silenzio. “I feel like my writing is entirely dialogue” ha detto in proposito Tommi Parrish, durante la scorsa edizione di BilBolBul, in una bella intervista con Martina Testa che si può vedere su YouTube. La sensazione che si prova, leggendo questo fumetto, è curiosamente simile a quella che deriva dall’intercettare casualmente una conversazione tra persone sedute vicino di noi al bar, o in coda alla posta. Carpiamo qualcosa delle loro vite, stralci. Ma i loro sentimenti ci appaiono chiarissimi.

Nel tempo che passano assieme discutono di molte cose, ma non sembrano essere in grado di comunicare cosa hanno davvero in testa. Iniziano a vedere come le loro vite sono cambiate, come sono diventati uno estraneo all’altra. Cleary è cresciuta e parlando dei suoi rimpianti sentimentali mostra di aver accettato la propria bisessualità, mentre Tim è nel pieno di un pasticcio emotivo, non sa cosa fare della sua vita e ha bisogno di sminuire tutto ciò che gli sta capitando. Cleary vuole davvero sfruttare il tempo a disposizione per connettere con l’amico, ma lui sembra non dare importanza all’incontro allo stesso modo, e risponde con superficialità a ogni scambio; un ragazzino nei panni di un uomo.

I percorsi personali dei due non avrebbero potuto essere più diversi – ed è qui che si origina la tensione che pervade l’intero volume. Cleary si è lasciata da poco con un ragazzo con cui stava per andare a convivere, ma sta cercando di voltare pagina. Al college aveva avuto diversi flirt e una relazione importante con una ragazza, Sarah, che però aveva tenuto nascosta per timore di essere giudicata (“Avevo troppa paura di dirlo in giro. L’ho trattata di merda come fosse un segreto”). Ora, dopo il coming-out, non accadrebbe più, ma è imbarazzante e difficile ammettere di essere capace di tanta crudeltà. Tim dal canto suo ostenta e difende in maniera impacciata la sua eterosessualità: parla della futura moglie definendola “angelo” ma guarda il culo alle bariste e poi rivela con finta nonchalance di aver avuto una tresca con un amico della loro stessa scuola (“Ma non sono gay né niente, eh”).

Parrish illustra la disgregazione dell’amicizia tra i protagonisti rappresentandoli con teste piccole e corpi voluminosi. La loro fisicità è evidente, deliberata. Vuole mostrarci che questi corpi esistono, si sfregano, si urtano e scivolano l’uno sull’altro. Struttura la pagina in maniera piuttosto classica, regolare, a sei vignette. Ma tutto il resto si discosta dall’ordinario: vengono impiegate moltissime tonalità di colore, variazioni di opacità, prospettive, ombreggiature. Le mani inghiottono le bottiglie che reggono, le teste si riducono alla dimensione di palline da golf. I volti non mostrano espressioni dettagliate ma ciò non significa che le pagine non siano ricche e straripanti di energia emotiva.

Durante il loro incontro, mentre Tim è entrato in un negozio per comprare del vino, Cleary trova per strada un libro illustrato, che inizia a sfogliare incuriosita. Si intitola Un passo dentro non vuol dire che hai capito e racconta la storia di una spogliarellista che ha una relazione con uno dei suoi clienti. Grazie a lei anche noi abbiamo accesso a questo libro-nel-libro, una metanarrazione che interrompe il racconto principale e da questo si distingue perché disegnato con uno stile completamente diverso. Bianco e nero chirurgico, solido, polposo. Quando Tim la raggiunge, Cleary ripone il libro nella sua borsa per riprendere la lettura più avanti.

Debitore dello stile di Sophia Foster-Dimino e il suo Sex fantasy (di cui ho parlato qui), Un passo dentro si sviluppa alternando testo e immagini, mostrando una vignetta per volta. Non è un caso che Cleary rimanga rapita dalla storia che legge, dedicata (come si legge in apertura) all’amore “puro, incondizionato, imperituro”. Si parla di desiderio che si tramuta in disprezzo, un’amplificazione della narrativa principale, dove l’empatia mostra tutti i suoi limiti.

È questa la bugia? Che possa esistere un sentimento puro, che si possa amare qualcunə in maniera incondizionata? O è proprio chi mostriamo di essere, la bugia? “D’improvviso, chiaro e bruciante come uno schiaffo in faccia, vedo quello che vede lui. In quel momento, la mia vita è spogliata di ogni dettaglio e io sono meno che reale… Mi ritrovo a provare vergogna e mi sento in imbarazzo”, vediamo ammettere alla spogliarellista.

In un’intervista al Comics Journal, Parrish ha raccontato che il libro si ispira direttamente al loro vissuto, a quello che è stato il loro migliore amico, con cui condivideva tutto ma che sul lungo andare era diventato una frequentazione difficile da gestire. Finirono con l’intraprendere strade diverse, e dopo alcuni anni scoprì una cosa sul passato di lui: “I wanted to somehow write about this person who I loved so much, who is so frustrating. That’s kind of where the story started, even if that lynchpin idea never ended up in there”.

Non capita tutti i giorni di avere per le mani un fumetto in cui mascolinità, aspettative sociali, desiderio e queerness convergono in maniera così riuscita: poetica e insieme brutale. La bugia e come l’abbiamo raccontata mette al centro la fragilità di chi ha bisogno di mentire sulla propria vita e nascondersi dietro alle bugie per giustificare le proprie azioni, proiettando sugli altri una simbologia di comodo (“Stai fantasticando su qualcosa che non esiste” dice la barista a Cleary, durante una provvidenziale pausa sigaretta).

È un atteggiamento difensivo molto comune (e in un certo senso l’affollata copertina – dove né Cleary né Tim compaiono – sembra suggerire proprio questo), che a lungo andare può però seriamente compromettere l’autenticità di una vita. Passato, sessualità e identità possono soffocare nella viscosità di una bugia: se non vogliamo farci (e fare) del male, meglio smettere di mentire a noi stessə e abbracciare la nostra confusione in modo sincero. È l’unico modo per non soccombere.


Note:

• Il titolo originale del racconto – come ci spiega una nota a fondo del fumetto – è One step inside doesn’t mean you understand, “come la canzone dei Notwist”.

• Di origine australiana, Parrish ha girato il mondo per seguire le proprie aspirazioni e attualmente risiede nel Vermont (USA) come residency fellow presso il Center of Cartoon Studies. Dopo aver debuttato con una raccolta di racconti per 2DCloud, ha realizzato nel 2019 La bugia e come l’abbiamo raccontata con cui ha vinto il Lambda Literary Award per la categoria “LGBTQ Graphic Novel” ricevendo critiche entusiaste in tutto il mondo.

• Una delle storiche amiche di Tommi Parrish – nonché parte della sua Queer Chosen Family – è Lee Lai, fumettista di origine australiana, che farà uscire in primavera il suo primo libro per Fantagraphics (editore per cui è uscito originalmente anche The lie and how we told it). Non serve dire quanto tutti stiamo aspettando con ansia quest’uscita.

• Anche Simon Hanselmann – autore della pluripremiata serie Megg, Mogg & Owl (pubblicataa in Italia da Coconino Press) è amico di Parrish e ha scritto il blurb per l’edizione americana del fumetto. Per un po’ hanno vissuto nello stesso quartiere a Melbourne.

• Tommi Parrish si identifica come non-binary.

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