Young Frances. Il lavoro rende libere?

Hartley Lin si è sempre mosso sotto i radar. Quando frequentava l’Università, pubblicava fumetti sul giornale studentesco utilizzando uno pseudonimo. Dopo la laurea, dallo pseudonimo è passato a firmare le sue autoproduzioni con un anagramma – Ethan Rilly – che è rimasto in uso per circa dieci anni, mentre attorno a lui si formava intanto una solida e leale fanbase di lettori.
Immagino sia con una certa soddisfazione che ora guardi il suo vero nome svettare sulla copertina di Young Frances, graphic novel uscita a novembre 2018 per AdHouse, finita praticamente in ogni “must-read list” e vincitrice del Doug Wright Award di quest’anno come Miglior libro.

Young Frances è un fumetto che ha raccolto moltissimi consensi perché racconta con intelligenza e precisione le ansie lavorative dei millennial. Si tratta di un ritratto generazionale estremamente realistico, dove il lavoro contemporaneo è descritto per quello che è, cioè un sistema basato su stress, precarietà, “doppi standard” e competizione, dove la felicità dei lavoratori è ridotta a qualcosa di accessorio, sacrificabile.

Al centro della storia c’è la vita di una ragazza di vent’anni, che sta svolgendo il periodo di praticantato come assistente legale presso un rinomato studio di avvocati di Toronto, e nutre dei dubbi rispetto al proprio futuro professionale.

Gentile, disponibile ed efficiente, Frances Scarland svolge il suo lavoro senza dare troppo nell’occhio (come il suo autore), sino a quando viene assegnata come assistente al singolare ed ingombrante Marcel Castonguay, senior partner dello studio. Di fronte alla prospettiva di un importante avanzamento di carriera che comporterebbe però un ulteriore carico di stress e di ore da trascorrere in ufficio, Frances si trova a dover riconsiderare la propria vita e le proprie priorità. “Nessuno nella storia ha mai voluto essere un grande assistente legale”: ripete a se stessa, sconsolata.

Nonostante sia piuttosto brava in quello che fa, Frances infatti si sente incapace di gestire le richieste estenuanti e talvolta bizzarre dei colleghi o del suo capo. Cerca disperatamente di trovare un equilibrio tra l’impegno che le richiede il lavoro e il bisogno di avere una stabilità economica, senza soccombere all’esaurimento nervoso.

Tormentata dall’insonnia, single ed insoddisfatta della propria vita, sembra sperimentare quella che oggi definiremmo “Crisi dei venticinque anni” (“Quarter life crisis”); sente di non aver ancora trovato la propria posizione nel mondo ed invidia “quella cosa che tutti sembrano avere, che gli permette di immergersi nel mondo con grazia”.

La sua unica confidente è la migliore amica e coinquilina Vicky Griffin, che prova a rassicurarla dicendole: “Alla fine si risolverà tutto, vedrai”. Ha le proverbiali “spalle a coppo”, Vicky. Si fa scorrere tutto addosso: soldi, fidanzati, responsabilità. È l’opposto di Frances, ma anche suo completamento ideale. Una ragazza che ama il teatro e nel caos delle sue giornate coltiva un grandissimo talento per la recitazione. È impulsiva al punto da accettare su due piedi un ingaggio a Los Angeles, lasciando la protagonista sola coi suoi pensieri, pronta ad implodere.

Le telefonate di Frances e Vicky: una diapositiva

Lo spostamento fisico e materiale di Vicky consente ad Hartley Lin di esplorare un’ulteriore tema, quello dell’amicizia sulla lunga distanza. Durante le loro frequenti telefonate, le due amiche scoprono il valore del loro rapporto (che per anni ha assunto la forma di una co-dipendenza) e possono essere più sincere l’una con l’altra di quanto fossero prima. Frances, in particolare, lascia cadere ogni inibizione dicendo finalmente a Vicky quello che ha sempre pensato sullo show televisivo per il quale è stata assunta (spoiler: lo trova insulso, e mortificante per le donne). Vicky, dal suo sembra ammettere cose su di sé che prima non aveva mai detto a voce alta: “Non sei incasinata, sei solo introversa. Non sei il tipo di persona che deve sbandierare ogni singolo pensiero idiota che le passa per la testa.”

Anche se incentrato su Frances, per certi versi il libro sembra un’opera corale, e il cast di personaggi secondari disegnati e scritti da Lin è ampiamente sviluppato. Da Nina, l’avvocata e collega che Frances conosce una sera facendo gli straordinari, talento sprecato e sottovalutato dall’intero studio, all’avvocato caffeinomane e scansafatiche Chris Seagull, al sopracitato Marcel Castonguay, avvocato definito come geniale, a cui tutti perdonano ogni slancio di eccentricità in virtù del fatto che è sfondato di soldi. E poi c’è Peter, love interest prima di Vicky e poi di Frances: un personaggio pacato e cordiale in grado di riportare coi piedi per terra le persone che ha vicine, motivandole se necessario. Le ansie, i sogni e le idiosincrasie dei vari personaggi supportano e colorano la storia di Frances di realismo, rendendola ancora più autentica.

Ciò che l’autore sembra domandarsi è: quale prezzo comporta il “fare carriera” e quali meccanismi può innescare l’ambizione quando si è giovani e si vuol mettere la testa a posto per iniziare a dare una direzione alla propria vita?

Sospeso tra malinconia e commedia, e infarcito di raffinati riferimenti alla cultura canadese (nonché splendidamente disegnato), Young Frances è un libro che toccherà nel profondo i venti-trentenni che si sentono sopraffatti dalle proprie paure e si ostinano a fingere di avere tutto sotto controllo, quando in realtà stanno pensando tutto il tempo di essere un fallimento completo.

Se lavorate in una grande azienda accumulando straordinari e stress manageriale, oppure se vi è capitato almeno un paio di volte di pensare che i vostri amici stiano meglio di voi e abbiano magicamente capito tutto della vita, mentre a voi continuano a sfuggire nozioni elementari come quale vestito indossare per andare a una cena coi colleghi o cosa fare coi soldi che state risparmiando, Young Frances è un titolo che doveste recuperare al più presto.


Note:

• Questo volume di Young Frances è, in realtà, una raccolta. Le storie sono precedentemente apparse su Pope Hats, il fumetto che Hartley Lin si autoproduceva e pubblicava sotto pseudonimo in Canada, suo Paese di origine.

• Il libro ha venduto moltissime copie, da subito. Sorprendendo anche la casa editrice che si è trovata così a dover organizzare al volo la seconda ristampa (quando l’ho comprato io, faceva parte di questo nuovo lotto).

• Il mantra di Frances Scarland (una di noi): “Stasera ho davvero bisogno di dormire. Rimettermi in sesto. Basta cazzeggiare. Oggi faccio schifo, ma domani starò meglio”.

Concludo con un piccolo ALERT: non esiste al momento una versione italiana, perciò se avete difficoltà a leggere l’inglese giuridico (i dialoghi all’interno dello studio legale sono piuttosto densi) tenete sotto mano un dizionario perché potreste faticare a cogliere il bello della satira di Lin.

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