Chlorine Gardens. Essere madre, moglie e artista bipolare

Vorrei immediatamente riconoscere a Keiler Roberts un grande merito. Quello di avermi fatto appassionare alla vita ordinaria (e ragionevolmente agiata) di una donna sposata, sua figlia e le sue amiche tramite un racconto asciugato di quelle leziosità o iperboli che in genere caratterizzano le storie di chi racconta, seppur con modestia, quant’è bella la sua famiglia. Le sue sono opere malinconiche, a tratti scomode, che offrono uno spaccato di vita familiare onesto e riconoscibile (sia per chi ha figli, che per chi non ne ha). Disegnate in modo minimale, senza colori, ombre o profondità, come per rafforzare il tono anti-sentimentale della narrazione.

Keiler Roberts è una fumettista di 38 anni, nata a Milwaukee e residente a Chicago. Dal 2009 è autrice dell’autoproduzione autobiografica Powdered Milk, latte in polvere, che le è valsa svariate nomination – e una statuetta – agli Ignatz award come Outstanding Minicomic ed è stata raccolta in alcuni volumi, ultimo dei quali è Chlorine Gardens uscito nel 2018 per Koyama Press.

In questo fumetto, Roberts racconta il suo rapporto con la figlia piccola Xia, con il marito Scott Roberts (anche lui fumettista) e con il loro cane spelacchiato Crooky, oltre alle interazioni frequenti con altri membri della famiglia e studenti del suo corso di fumetto alla SAIC (School of the Art Institute of Chicago).

Ci sono due cose che mi piacciono molto di Roberts. La prima è che ha un senso dell’umorismo compassato ma fulminante che mi ricorda Tig Notaro. La seconda è che non ha paura di sembrare una cattiva persona, mentre racconta che a volte perde le staffe parlando con la figlia, non sopporta la gentilezza del marito e scoppia a piangere da sola. Le sue disfunzionalità, paure e frustrazioni sono quelle di una donna che è assieme artista, moglie e genitrice con un disturbo bipolare. Noi lettori non possiamo che seguirla in questo diario di viaggio con la speranza che si concluda serenamente, nel pieno della luce in fondo al tunnel.

Chlorine Gardens prende il via dal ricordo della nascita di sua figlia, avvenuta sei anni prima, ed evolve in poche pagine nella confessione di un problema di salute (perdita della memoria a breve termine). Successivamente, Roberts ci introduce alla sua sclerosi multipla, malattia che ironicamente condivide con la sorella, arrivando alla morte di suo nonno, un uomo di 98 anni che fino a sei mesi prima era ancora in grado di guidare e utilizzare il computer.

Ci sono poi momenti di vita quotidiana condivisi con la figlia; ricordi del cane che le aveva fatto compagnia per anni prima di ammalarsi e dover essere soppresso; una gita all’estero complicata dalla sua ansia per gli spostamenti.

La trama è estremamente fluida, sebbene costruita a partire da frammenti di ricordi scollegati tra loro. Le scene, isolate, scorrono infatti sotto i nostri occhi come acqua fresca, proprio perché la parte noiosa che dovrebbe stare nel mezzo e collegarle è stata eliminata in partenza. “Penso per frammenti, più per i temi” ha dichiarato in un’intervista l’autrice. “Non scrivo per arrivare a una conclusione, quindi quando penso alla struttura [dei miei fumetti], sono consapevole che potrei cambiare il mood man mano che procedo”.

Così è normalissimo passare da una scena ambientata nella scuola dove insegna, in cui le reference per disegno dal vero che fornisce ai suoi studenti sono le foto dell’e-commerce di GAP, ad un dialogo con la sorella incentrato su un assurdo dessert che le è capitato di mangiare (composto di fagioli e caramelle gommose), fino alla conversazione in cui immagina con alcune donne “la cosa peggiore che possa capitare”. Una risponde “il parto cesareo”, lei suggerisce piuttosto “scoprire che hai il cancro mentre ti fanno il cesareo”. Sua madre rincara: “Pensavo avresti risposto farsi operare per il cesareo, e scoprire di non essere incinte”.

Potenzialmente sembrerebbe tutto materiale per deprimersi senza passare dal via. Ma la bravura di Keiler Roberts sta proprio nell’accostare a questi momenti più tragici e imbarazzanti acute considerazioni personali o scambi spassosi con altri personaggi.

Emblematico di questa abilità è il finale, che riporta l’esito dell’ultima risonanza magnetica confermando, ufficialmente, la diagnosi di sclerosi multipla. L’epilogo sarebbe potuto essere il panico assordante di chi sa che una malattia neurodegenerativa renderà molto difficile portare avanti la sua arte, nonché il suo ruolo di madre e tutrice. E invece la chiusura è una pagina a sei vignette che descrive la telefonata tra Keiler e sua madre, intenta a sistemare la cucina dopo che un sacchetto di mirtilli congelati si è aperto in congelatore costringendola a spegnerlo e svuotarlo. Incredibile quello che non c’era dentro!

Roberts sembra dirci che non importa quale assurda difficoltà la vita le porrà davanti, lei proverà sempre a trovarci qualcosa di divertente per raccontarcelo con una punchline. D’altronde quali alternative avrebbe?


Note:

Qui c’è il video di Keiler Roberts che legge il suo fumetto nella libreria Quimby di Chicago. Le risate del pubblico spiegano l’efficacia del suo libro meglio delle mie parole qui sopra.

• Koyama Press ha già annunciato che il prossimo libro di Roberts, Rat Time, uscirà a settembre.

• I singoli numeri di Powdered Milk sono disponibili anche presso la distro di John Porcellino, Spit and a Half. A proposito di Roberts, Porcellino ha dichiarato: “È una delle mie fumettiste preferite”. Ben detto John P.!

• Se volete dare un’occhiata ai lavori del marito di Keiler, Scott Roberts eccovi qui una scorciatoia.

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