The Prince. Imparare a difendersi in un mondo misogino

La fiaba del “principe ranocchio” la conosciamo tutti, vero? Vittima di un malvagio incantesimo, un giovane principe viene trasformato in ranocchio, la sua vita condannata alla forma animale, fino a quando una giovane principessa non lo libera dalla maledizione dandogli un casto bacio.

The Prince di Liam Cobb (Retrofit Comics, 2018) è forse una delle tante riformulazioni di quella storia, che però se ne distanzia tanto da sovvertirne completamente gli archetipi. La vicenda narrata in questo fumetto di poco più di 100 pagine, se anche vede al centro il legame tra una rana e una donna, cresce lentamente sino a diventare qualcosa di più oscuro, claustrofobico e immorale.

The Prince è la storia di un legame dannoso, un matrimonio giunto alla fine. Protagonista assoluta è May, la donna ritratta in copertina, sposata con Adrian, un ripugnante uomo d’affari che la rende infelice e con il quale manca qualsiasi connessione emotivo-affettiva. May patisce il disprezzo e le continue critiche del marito, consapevole che il loro rapporto si stia logorando eppure è incapace di svincolarsi da quest’unione nefasta. Pare essersi arresa alla sua infelicità fino a quando non incontra l’eponimo rospo.

L’animale si presenta in piena notte davanti alla porta dell’elegante appartamento dove vive la coppia e May lo accoglie come accoglierebbe un cucciolo di cane che si fosse smarrito nel suo vialetto. Decisa ad adottarlo, lo presenta la mattina seguente ad Adrian che per tutta risposta sputa il caffè disgustato, intimandole di sbarazzarsi di quella creatura spregevole (“Sai cosa penso dei rospi. Li detesto!”). Poco dopo, rimasta sola con il rospo e in preda allo sconforto, prova a dargli un bacio, ma non succede nulla.

È doloroso vedere May così impotente di fronte ad Adrian, ma Cobb sovrappone a questa storyline un’altra linea temporale dove scopriamo che lei non vive più con il suo aguzzino, ma sicura e sensuale si muove libera per la città, divertendosi a circuire uomini pieni di sé con cui rincasare. Ma non ci passa la notte come sarebbe automatico pensare, succede dell’altro.

Ci sono dunque un passato e un presente, di May, che scopriamo poco a poco, aiutati dalla distinzione cromatica (grigio e blu) con cui l’autore colora le pagine che raccontano l’uno e l’altro tempo. Questa soluzione, unita ad un uso intelligente del silenzio, dei primi piani e dei giochi di luce crea un’atmosfera misteriosa e carica di tensione. Come ha fatto May a svincolarsi da quella relazione tossica? E dov’è finito Adrian?

Poco a poco affiora nella storia l’olezzo di una realtà maschilista dove la donna può solo stare a casa a preparare la cena ed essere considerata oggetto sessuale. May è l’unico personaggio femminile di un universo popolato da uomini schifosi e Liam Cobb ci sta mettendo in guardia da questa disparità, con la posatezza e la sottile ironia di chi sa che il karma, come una mannaia affilata, è pronto a colpirli in pieno viso al momento opportuno.

Nel capitolo “A Pregnant Man”, May sogna che suo marito partorisca all’improvviso uova di rana: contrappasso dantesco per un individuo che vorrebbe cancellare dal mondo un’intera specie animale, e ora beffardamente è costretto a darle vita. Sono due tavole di puro body horror in cui è evidente il dolore e il disgusto di Adrian per ciò che il suo corpo gli sta facendo. Se l’inconscio di May le sta comunicando qualcosa, è certo che si tratti del primo piccolo seme della vendetta.

Ancora non mi capacito di quanto l’ermetismo narrativo e lo stile compositivo dell’autore rimangano estremamente equilibrati, nonostante questi flash. È grande la sicurezza e la maturità con cui piega il mezzo fumetto ai generi, cambiando tono dal noir, al surrealismo, all’horror della parte conclusiva, svolgendo la trama lentamente, all’interno di una città costruita da selve di grattacieli che nascondono il cielo.

Difficile infatti parlare di Cobb senza fare menzione delle evidenti abilità tecniche nel catturare sulla pagina le emozioni dei suoi personaggi e gli ambienti in cui sono inseriti. Diplomato come designer, appassionato di architettura e grande fan di Syd Mead (concept artist visionario che ideò i panorami di Blade Runner e Alien), Cobb sceglie per The Prince un’ambientazione metropolitana alienata e fredda, la cui estetica retrò è resa con grande abbondanza di piani simmetrici, micro e macro inquadrature, e occhio millimetrico per i dettagli.

In questo ambiente, assistiamo al progressivo consolidarsi della relazione tra May e il Principe Anfibio. Un reciproco sostenersi e “guardarsi le spalle” mentre tutt’attorno esplode la violenza e si deforma ogni certezza. Quella di Cobb è quasi una presa di posizione rispetto al rassicurante e ordinario messaggio della fiaba tradizionale. Qui non ci sono sortilegi da spezzare o persone da liberare. I problemi che affliggono la società sono reali, sta a noi scegliere come vogliamo affrontarli.


Note:

• Sulla copertina di The Prince, soffusa di luce rossa, May indossa un aderente abito cheongsam col colletto alla coreana che la fa somigliare moltissimo a Maggie Cheung nel film In the Mood for Love di Wong War Kai. Dell’attrice condivide anche il portamento impeccabile e la grazia nei movimenti.

• Tra un fumetto e l’altro Liam Cobb si dedica all’illustrazione. I suoi soggetti prediletti sono architetture e paesaggi naturali, spesso fusi uno nell’altro; il suo trade mark i colori tenui con una resa granulosa. Tra i suoi clienti ci sono robine tipo New York Times, New Yorker, Wired, National Geographic e Red Bull Music Academy.

È un appassionato di Masterchef e dei programmi di cucina che si prendono troppo sul serio. Per omaggiarli e sbeffeggiarli ha realizzato The Inspector (Breakdown Press, 2018) la storia di un “ispettore” della Guida Michelin che gira per l’Europa e valuta i ristoranti migliori cui assegnare le stelle. Il protagonista? Beh, niente meno che l’omino Michelin, quello bianco e gommoso dei pneumatici.

• Nel 2016 si è aggiudicato l’Audience Award all’ELCAF di Londra, per l’autoproduzione Shampoo. Da quel momento in poi ha iniziato ad essere considerato uno dei nomi di punta della scena fumettistica contemporanea inglese.

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