Creation. Sylvia Nickerson e il tempo stratificato della città, dei corpi, delle relazioni

Il legame tra gentrificazione e comunità artistica è uno dei grandi temi al centro di un dibattito sulle trasformazioni sociali in atto da ormai quindici anni. I profeti dello sviluppo urbano vedevano nella migrazione dei giovani creativi verso le grandi città una possibilità di miglioramento economico e sociale, ma ciò che più verosimilmente si è verificato è stato un divario tra centri e periferie e un conseguente sbilanciamento del costo della vita a danno dei più poveri.

Chi voleva speculare su questo esodo lo ha fatto, così i palazzi sono diventati investimenti, gli affitti sono aumentati e le case hanno iniziato ad essere lasciate vuote da chi non poteva più permettersele. Cambiando il volto del quartiere, da popolare a borghese, si è cambiato anche il suo tessuto sociale e l’inasprimento delle differenze di classe è diventato così un effetto collaterale del “progresso”.

Nel suo memoir, Creation (Drawn & Quarterly, 2019; ancora inedito in Italia) Sylvia Nickerson utilizza il fumetto come strumento per fare autocritica e parlare di responsabilità (gli artisti hanno colpe, certo, ma non sono che un pezzo del puzzle) ed esplorando i legami tra biografia e narrativa, arriva a toccare aspetti duri dell’esperienza umana come povertà, depressione post-partum, crimine e violenza.

La stessa Sylvia Nickerson è stata per sua ammissione una gentificatrice, una ragazza della classe media arrivata in città per fare l’artista, con uno studio condiviso posizionato in un quartiere considerato malfamato che in breve si è trasformato in una piccola Broadway.

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The Prince. Imparare a difendersi in un mondo misogino

La fiaba del “principe ranocchio” la conosciamo tutti, vero? Vittima di un malvagio incantesimo, un giovane principe viene trasformato in ranocchio, la sua vita condannata alla forma animale, fino a quando una giovane principessa non lo libera dalla maledizione dandogli un casto bacio.

The Prince di Liam Cobb (Retrofit Comics, 2018) è forse una delle tante riformulazioni di quella storia, che però se ne distanzia tanto da sovvertirne completamente gli archetipi. La vicenda narrata in questo fumetto di poco più di 100 pagine, se anche vede al centro il legame tra una rana e una donna, cresce lentamente sino a diventare qualcosa di più oscuro, claustrofobico e immorale.

The Prince è la storia di un legame dannoso, un matrimonio giunto alla fine. Protagonista assoluta è May, la donna ritratta in copertina, sposata con Adrian, un ripugnante uomo d’affari che la rende infelice e con il quale manca qualsiasi connessione emotivo-affettiva. May patisce il disprezzo e le continue critiche del marito, consapevole che il loro rapporto si stia logorando eppure è incapace di svincolarsi da quest’unione nefasta. Pare essersi arresa alla sua infelicità fino a quando non incontra l’eponimo rospo.

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Brat. Voglio una vita così, c’est la vie

Michael DeForge non è uno che le manda a dire. Avevo Brat sul comodino da appena due giorni quando mi sono imbattuta nel tweet dove sostanzialmente smerdava la Westbank Corp – società canadese che si occupa di sviluppo immobiliare e residenziale di lusso – perché gli aveva proposto di realizzare un fumetto a supporto di uno dei loro ultimi progetti di riqualificazione. DeForge si era limitato a screenshottare la risposta alla mail, che chiosava dicendo: Piuttosto mi taglio la testa. Grazie per avermi contattato, Michael.

La città è infatti il milieu per eccellenza di DeForge, un luogo familiare, quasi sacro, verso cui il fumettista canadese (classe 1987) nutre una visione per sua stessa ammissione romantica. “Non ho mai vissuto in contesti che non fossero cittadini, anche se avrei voluto”. Le cose belle della città come il senso di comunità, l’accessibilità, stanno lentamente svanendo per mano dei cosiddetti agenti del Capitale, e questo per DeForge è insopportabile. Nei suoi fumetti (ma molto spesso anche nei suoi tweet) non è difficile ritrovare questa frustrazione, abilmente filtrata dalla sua raffinata satira surrealista.

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