From Lone Mountain. La quieta forza di John Porcellino
Sono convinto che ci sia un modo sensato per vivere in questo mondo (malato), mantenendo intatta la nostra integrità e il buon senso che ci viene per natura. Non mi riferisco alla perfezione. Ho provato [a raggiungerla] ma non è andata troppo bene. Intendo semplicemente vivere la propria esperienza di vita in modo autentico, con tutti gli errori, le contraddizioni, sforzi, sofferenze e gioie che comporta.
John Porcellino ha 51 anni e autoproduce i suoi fumetti autobiografici da quando ne aveva 21 (nel 1989). Scrive, disegna, fotocopia e graffetta la sua vita all’interno dell’ormai leggendaria fanzine di 32 pagine King Cat – Comics and stories, tuttora in corso di lavorazione.
John P. (come lo chiamano gli amici e gli storici subscribers di King Cat) è un icona della piccola editoria indipendente americana, ed è considerato un maestro del minimalismo: con un disegno di estrema sintesi riesce ad offrire ai suoi lettori un lavoro di altissima intensità emotiva.
Leggere un suo fumetto è invero un’esperienza mistica. Significa prendersi del tempo per scoprire la vita, per imparare a sentire e a vedere ciò che ci circonda. Persone, cose. E questo processo può essere appassionante ed eccitante, come noioso o doloroso. La neve che cade, il sogno di un luogo dove non siamo mai stati, un uccello fermo davanti a casa che pare immobile e poi gira improvvisamente la testa, il cielo stellato, un gatto randagio che ti segue fino a casa. Nelle tavole di John P. il protagonista è l’ordinario, niente “scalpita” per essere letto.
Allora perché dovremmo leggere la sua roba? Nel documentario Root Hog or Die rispondendo alla domanda del regista Dan Stafford lo spiega lui stesso:
Parte di quello che spero di riuscire a fare come artista è presentare alle persone cose cui normalmente non presterebbero più di due secondi di attenzione, e presentargliele in modo tale da indurle a riflettere sul motivo per cui uno (io) dovrebbe aver voluto spendere tempo ed energie per mettere quelle cose insignificanti su carta.
La sfida sta nel far riflettere le persone su cose che normalmente non rientrerebbero nei loro pensieri. Più guardo a queste esperienze, più mi ci avvicino, e più mi sembrano belle. Alla fine hanno migliorato la mia vita.
From Lone Mountain, uscito lo scorso anno per Drawn & Quarterly è la quarta raccolta di King Cat, e copre la vita dell’autore dal 2003 al 2007 (King Cat numeri #62-#68). Come per King Cat Classix, Map of my Heart e The Hospital Suite – le precedenti raccolte, sempre edite da D&Q – anche questa presenta gli albi di King Cat in successione cronologica, con alcuni piccoli extra e una postfazione di note a margine.
Non si tratta di una mera collection di fumetti. Nel mezzo ci sono poesie, editoriali battuti a computer, altri scritti a mano, riflessioni e anche koan buddisti (racconti meditativi che servono a risvegliare la propria consapevolezza).
Il buddismo soto zen cui John si è avvicinato nei suoi primi vent’anni, ha contribuito a acuire la sua fascinazione giovanile per le piccole cose che accadono nella quotidianità e gli ha dato in seguito gli strumenti per mettere per iscritto queste sensazioni. La connessione con la natura, con qualcosa “di più grande di sé”, gli ha insegnato l’altruismo, la pazienza e il coraggio. Unitamente al punk, suo primo grande amore, questa disciplina gli ha insegnato a prendersi la responsabilità delle proprie azioni, per il proprio bene e quello della propria comunità. Ad amare i propri limiti, se non a trasformarli in fonti di potere.
From Lone Mountain inizia con un trasferimento. Non è il primo che John ci racconta nei suoi fumetti, e nemmeno l’unico di questa raccolta. Si può dire che la sua vita sia scandita da periodici traslochi, motivati talvolta da desiderio di indipendenza, talvolta da migliori opportunità lavorative (sue o delle sue compagne) talvolta da un più conveniente costo della vita. Talvolta, semplicemente, dalla nostalgia.
John ora si è spostato a Denver, Colorado, assieme alla sua fidanzata e futura (seconda) moglie Misun. L’avevamo lasciato a Elgin, Illinois, tra mille difficoltà personali, un aggravarsi della sua salute mentale e un divorzio dalla prima moglie Kera, cui erano seguiti anni di solitudine. Con Misun – conosciuta proprio grazie a King Cat – la sua vita sembra rimettersi in sesto. Dopo essersi scambiati un tot di lettere, i due decidono di trasferirsi assieme a Denver, perché (1) c’è più sole e (2) costa meno di Chicago.
Denver si dimostrerà la scelta giusta sopratutto per la sua salute mentale, minata da depressione e un disturbo ossessivo complusivo (OCD) che aveva fatto naufragare il suo primo matrimonio. La “montagna solitaria” del Colorado gli fece un gran bene: “Quando ho iniziato a fare fumetti non avevo nessun disturbo ossessivo compulsivo. Poi è arrivato. Ma ho continuato a lavorare adattandomi a quello che la vita mi metteva davanti.”
Tra i numeri di King Cat presenti in From Lone Mountain, quello che mi ha toccata di più è stato certamente il #64, dedicato a suo padre, morto per un aneurisma all’aorta addominale nell’aprile del 2005. John in quegli anni si trovava a San Francisco, dopo aver seguito Misun che doveva proseguire gli studi di specializzazione per diventare medico agopunturista professionista. Quello che ricorda di più di quel periodo sono le telefonate che faceva con suo padre, mentre stava in ospedale. Conversazioni sincere, piene di affetto, profonde, vere. Momenti per cui l’autore sarà sempre grato, perché diedero modo sia a lui che al genitore di esprimere a voce l’amore e il rispetto che provavano l’uno per l’altro.
A causa di un problema all’orecchio che gli impedisce di prendere l’aereo, John non tornò in tempo a casa per dare l’ultimo saluto a suo padre. In tutto il numero di King Cat però raccoglie ricordi ed episodi disegnati in cui commemora il padre e prova a rendergli omaggio. Oltre al commovente racconto dell’editoriale, il mio preferito è April 7th : un viaggio in auto con Misun, quando la radio passa inaspettatamente Renegade degli Styx, la canzone preferita di Charles E. Porcellino!
Le vignette di John Porcellino all’apparenza sembrano realizzate senza sforzo ma in realtà racchiudono grande cura, competenza, pensiero e capacità artistica. Lungi dall’essere un autore pigro, che butta sulla tavola due linee sperando di ricavarne qualche sbalorditivo effetto, Porcellino ha studiato arte e a questa estrema pulizia del segno ci è arrivato per tappe. “Qualsiasi evoluzione è stata in realtà una progressione naturale che è avvenuta col passare del tempo. Fin dall’inizio il mio scopo è stato far defluire fuori da me stesso tutto quello che avevo dentro”.
“King Cat” è insomma uno dei mini-comic più longevi di sempre, e curiosamente prende il nome da una poesia di Lawrence Ferlinghetti che utilizzava l’espressione “King Cat” per parlare di Gesù Cristo. Gatti che comunque sono i suoi animali preferiti: la sua micia Maisie Kukoc (1991-2007) fiera co-protagonista di numerosissime storie.
Spit and a Half, la distro con cui distribuisce King Cat, è diventata porto sicuro per autori e autrici che non hanno mai trovato il loro posto nel mondo e son sempre stati considerati diversi, stravaganti, strambi – “weirdos”. Fin dagli inizi la tagline della distro era non a caso “Girl, queer and freak friendly since 1992” a testimoniare la volontà di includere tutt* nel giro, soprattutto coloro che venivano rifiutati dai circuiti mainstream. Uno dei goal di cui John Porcellino è più fiero, è il recupero e la pubblicazione dell’opera omnia di Jenny Zervakis (l’autobiografia Strange Growths) una delle dimenticate protagoniste della cosiddetta Zine Revolution degli anni Novanta.
From Lone Mountain parla di solitudine, fragilità e precarietà delle cose. Le osservazioni giornaliere di John P. ci riportano con i piedi per terra e ci invitano, con delicatezza, a riflettere sul valore intrinseco della vita che stiamo vivendo (che per la maggior parte del tempo ci scorre sotto il naso senza che ce ne rendiamo conto). Sono poesie visuali e verbali ridotte al minimo indispensabile. Il suo disegno pura e fluida linea nera, precisa ma minimale, immersa in un bagno di spazio bianco.
John Porcellino è un artista che è riuscito a gestire la sua malattia e creare un qualcosa di unico, dolce ed onesto che da trent’anni ispira lettori, autori e librai ad essere gentili con il prossimo e onesti verso se stessi. Rappresenta l’emblema della tenacia, della perseveranza di chi sente il fuoco dell’arte che lo pervade e ogni giorno, nel suo piccolo, si impegna per cercare la felicità nei piccoli accadimenti ed illuminare la via agli altri.
Note:
• Col suo fedele cappello dei Chicago Bears (squadra del cuore di tutta la famiglia Porcellino), John partecipa se può ad ogni convention ed evento dedicato al fumetto indie d’America, prediligendo in particolare il Cake di Chicago, la sua hometown. Gabriele di Just Indie Comics ci è stato l’anno scorso e ovviamente l’ha incontrato.
• Nella copertina di From Lone Mountain è disegnata una pianta di Blue mustard (Chorispora Tenella), una delle prime piante erbacee che fioriscono in primavera nelle pianure del Colorado. Tra le preferite di John P. “Alcuni trovano che abbia un cattivo odore. Per me sa di primavera”, scrive nell’ultimo numero di King Cat della raccolta.
• Il bellissimo documentario Root Hog or Die è scaricabile per pochi dollari su Gumroad oppure acquistabile in formato dvd via Kilgore Books. Questo gioiellino low-fi dura un’ora e mezza abbondante e contiene interviste dirette a John Porcellino, alle mogli Kera e Misun, e ad altri fumettisti indie come Ivan Brunetti, Jeffrey Brown, Noah Van Sciver e Zac Sally, tra gli altri. È una lettera d’amore al mondo DIY e ai suoi protagonisti, recuperatelo appena potete!