Unfollow. Unendo ecologia, social media e proselitismo, cosa mai potrebbe andare storto?

Un giorno il verbo si fece carne e sulla terra comparve un bambino dalla pelle rugosa. Venne accolto da una famiglia di classe media, in una casa con giardino, cane, compiti per casa e una stanza tutta per sé. A dodici anni iniziò ad essere seguito da uno psicologo infantile, perché non faceva che ammassare sotto il letto barattoli con resti di animali e parlare di “odore”, un profumo dolciastro che spiegava aver percepito la prima volta il giorno in cui nacque.

C’è qualcosa di incredibilmente disturbante e attraente in questo fanciullo. Sembra sapere tutto della storia del pianeta. Il modo in cui parla spaventa gli adulti, mentre i più giovani ascoltano rapiti i suoi racconti sulla nascita del mondo, la comparsa (e distruzione) delle specie. All’interno dell’Istituto per bambini con disturbi dell’apprendimento dove viene ricoverato diventa immediatamente una star. I piccoli pazienti pendono dalle sue labbra e pochi mesi dopo lo aiutano a scappare. Convinti di aver assistito ad un incontro di natura messianica.

È a questo punto che l’account @Earthboi compare in rete. Nessuno ha ben capito da dove il ragazzino riesca a trasmettere i suoi video, ma è presto chiaro quale sia il suo messaggio: per contrastare il riscaldamento globale e la distruzione umana dell’ambiente bisogna diventare tutt’uno con esso, vivere in simbiosi con la Natura.

Sono temi caldi (caldissimi) quelli che Lukas Jüliger, illustratore e fumettista tedesco classe 1988, sceglie di mettere al centro del suo terzo lavoro Unfollow, pubblicato in Italia dalla piccola casa editrice Atlantide, per la traduzione di Marta Moretti. Da una parte l’incombente catastrofe climatica e l’indolenza dei governi a mettere in campo provvedimenti per affrontarla, dall’altra l‘influencer culture e la sempre maggiore influenza dei social media nella comunicazione di massa.

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What is a Glacier? Prepararsi alla fine del mondo come lo conosciamo

Negli ultimi quindici anni lo scioglimento dei ghiacciai e del permafrost ha provocato un innalzamento del livello medio dei mari. Le temperature sono aumentate generando incendi, siccità, tsunami e ondate di calore che hanno provocato devastazioni senza precedenti. L’impatto che il cambiamento climatico sta avendo sul nostro mondo fisico è ormai chiaro e manifesto a chiunque (sì, è il caso di ringraziare anche Greta Thunberg e il movimento Fridays For Future per questo, oltre al New York Magazine). C’è però un fenomeno che è stato in parte ignorato dagli studi ambientali: si tratta dell’impatto che queste situazioni stanno avendo sulla salute mentale della popolazione mondiale.

Un numero crescente di prove dimostra che il cambiamento climatico e i suoi effetti sono collegati a tassi elevati di depressione, ansia, pensiero suicida, stress post-traumatico e una serie di emozioni negative tra cui rabbia, disperazione e senso di perdita. Per definire questo fenomeno è stato persino coniato un termine: “cordoglio climatico” (climate grief).

Sophie Yanow è una fumettista e attivista americana emigrata in Canada che sulla sopravvivenza dell’umanità ha riflettuto parecchio. Graphic reporter per The Nib e il Guardian, in un momento di pausa dalla sua attività di giornalistica ha realizzato nel 2017 What is a Glacier? (letteralmente Cos’è un ghiacciaio?) un breve fumetto uscito per l’etichetta indipendente Retrofit/Big Planet. Una storia autobiografica, sorprendentemente acuta e pregnante, sul cordoglio e l’ansia climatica, ma più in generale sul modo in cui è possibile reagire alla “fine delle cose”. Si può acquistare per soli 6$ direttamente qui. Vediamo di farlo girare nelle scuole, grazie.

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