The Breakaways. Dalla parte delle bambine queer

L’ultimo libro di Cathy G. Johnson si intitola The Breakaways ed è uscito ad aprile per First Second, editore newyorkese noto per avere in catalogo i libri di alcune delle migliori autrici di fumetto Young Adult contemporanee (da Jen Wang a Tillie Walden, da Pénélope Bagieu a Vera Brosgol, da Lucy Knisley a Colleen AF Venable, fino alle divinità Jillian e Mariko Tamaki). Solo in questi primi mesi del 2019, First Second ha pubblicato quattro chiacchieratissimi titoli, incentrati su protagonist* queer alla ricerca del proprio posto nel mondo e della propria sessualità.

Con svariate autoproduzioni e due graphic novel dedicati a tematiche LGBTQQIA all’attivo, Cathy G. Johnson si inserisce perfettamente in questo filone, e ciò non è sfuggiato agli organizzatori del Toronto Comic Arts Festival, che quest’anno l’hanno voluta a due panel dai titoli emblematici: “Queer & Trans Comics for Kids” e “Queer YA Comics from First Second”.

Johnson, che per molti anni si è dedicata all’insegnamento in veste di Art Educator, ha scelto di ambientare il suo terzo romanzo a fumetti in una scuola media, e incentrarlo sulle vicende di una squadra di calcio piena di studentesse disadattate: le Bloodhound (“Segugi”). Un gruppo eterogeneo di ragazze, ciascuna col suo carico di drammi esistenziali, ma spavalde, indipendenti e buffe, che nel corso dell’opera impareranno a farsi spazio nel mondo. Una sconfitta per volta.

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Trottole. Elogio della vulnerabilità

In principio erano un centinaio di pagine. Tillie Walden le aveva disegnate a fatica, per lo più erano scene in cui si era ritratta mentre pattinava su ghiaccio, paesaggi. Non sapeva ancora se poi sarebbe stata in grado di svilupparle narrativamente, fino a farle diventare una storia completa. Tantomeno un libro di 396 pagine intitolato Spinning (Trottole, nell’edizione italiana).

Era stata una campionessa di pattinaggio artistico su ghiaccio per 12 anni. 12 lunghi anni scanditi da una routine marziale: sveglia alle quattro di mattina, allenamento, scuola, secondo allenamento e poi a letto. Nel weekend, altri allenamenti e gare.

Dopo aver smesso con questo sport si era appassionata al disegno tanto da volersi iscrivere al Center for Cartoon Studies. Lassù nel Vermont il suo talento non era passato inosservato, tuttavia la prima volta che aveva provato a integrare il suo passato sportivo nel mezzo-fumetto aveva avuto un blocco. Forse uno dei suoi primi blocchi creativi importanti, una tragedia per lei che da quando aveva iniziato a disegnare fumetti non si era mai fermata un momento (il ritmo con cui sfornava titoli pubblicati da “veri” editori era infatti stupefacente: solo durante i due anni al Ccs avrebbe pubblicato tre libri, infiocchettati da riconoscimenti come due Ignatz award e una nomination agli Eisner).

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